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Belleri
Spartaco nacque a Sarezzo (nella frazione di Ponte Zanano),
il 25 febbraio 1920, da Lorenzo, importante socialista
della Valle Trompia, e Guerini Domenica: era il primo di
tre fratelli.
Dal 1935 Frequentò il
collegio civico di Salò, (diplomandosi nel giugno
del 1940), dove incontrò Jolanda Bertoloni di
Salò, alla quale si unì in matrimonio nel
1940.
L’anno successivo nacque il figlio Adalberto.
Spartaco fu uno sportivo e soprattutto un atleta: partecipò a
vari tornei di calcio della zona.
Durante la Resistenza,
Spartaco sparò, trasportò armi, gettò bombe
nelle sedi tedesche, fu educatore di giovani alla lotta
al nazi-fascismo, esempio di coraggio anche sotto le
torture. Infatti, tra il settembre e l’ottobre
1943, sui monti fra Brione e Vesalla, si consolidò un
gruppo partigiano fra i cui capi c’era Spartaco
Belleri.
A quel punto, divenne urgente procurare delle
armi; perciò ci fu un colpo alla Beretta, al quale
partecipò attivamente assumendosi il compito di
tagliare i fili della linea telefonica e telegrafica
della valle per isolare Gardone Val Trompia dalla città.
Quel giorno fu arrestato insieme ad altre 63 persone,
indiziate per favoreggiamento ai ribelli. Successivamente
riuscì a tornare libero e a rifugiarsi in Vesalla,
dove continuò l’attività di capo-partigiano.
Nel frattempo, il padre Lorenzo era ricercato dalla polizia
nazi-fascista per essere deportato e si rifugiò a
Bergamo dal 1943 al 1944. Quando la situazione sembrò più tranquilla,
fece ritorno a casa.
La notte del 6 novembre 1944, Spartaco
Belleri lasciò il suo rifugio per scendere a Ponte
Zanano e il giorno successivo alcuni elementi della Guardia
Nazionale Repubblicana irruppero nella sua abitazione.
Arrestarono il padre; quindi, a seguito delle insistenze,
si fece arrestare sostituendosi al padre e dopo l’arresto
fu catturato da un gruppo di tedeschi.
Rinchiuso nelle
carceri di Brescia, a disposizione delle SS germaniche,
dopo estenuanti interrogatori e torture, il 14 novembre
1944 Belleri Spartaco venne deportato nel campo di concentramento
di Bolzano, dove rimase un mese.
Da qui scrive una lettera
alla moglie e al figlio: “Questa mia ti giungerà improvvisa,
ad ogni modo, cara Iolanda, abbi sempre coraggio, verranno
anche per noi i giorni felici, bacia per me tutte le
sere e le mattine il mio piccolo e caro Adalberto e digli
che il suo papà ritornerà presto da lui
per vivergli sempre assieme. Quanto a te, cara Iolanda,
sappi solo una cosa: che tuo marito ti pensa continuamente
e ti vuole tanto bene, anche se alle volte il mio burbero
carattere ti faceva male e ti faceva soffrire, ora perdona
tutto, poiché anch’io perdono tutto; la
festa prendi Adalberto e vai al cinema, e poi pensami
di continuo. Ti raccomando di aiutare i genitori, poiché ora
tu devi essere il loro sostegno, sostituire me in tante
cose. (...)”
Il 14 dicembre 1944 un convoglio da
Bolzano partì con 366 prigionieri. Il 19 dicembre
298 di essi, fra cui Spartaco, furono lasciati a Mauthausen.
Così racconta l’arrivo in Germania bombardata
dagli alleati il fratello Amilcare Belleri nel suo diario
di prigionia:
“Dopo cinque giorni di viaggio attraverso
la Croazia,la Serbia, l’Ungheria e l’Austria,
Tocchiamo il suolo tedesco ed arriviamo alla stazione
di Shell. Sono solo pochi minuti che siamo fermi quando
la sirena da l’avviso del prossimo avvicinarsi
dei bombardieri.(...) E’ solo un piccolo istante
perchè una seconda ondata ci fa udire gli scoppi
ancora più vicini, un amico bresciano mi rivolge
la parola dicendomi “Belleri questa è la
nostra”, con calma gli rispondo “cosa vuoi
farci?”.
Il 15 marzo 1945, dopo 4 mesi di prigionia
e di lavoro coatto, in condizioni disumane, anche il
fisico robusto di un giovane atleta ventiquattrenne come
Spartaco Belleri venne stroncato.
A cura degli studenti
della classe 4° ATC: Letizia Rizzini, Valentina Gentile,
Andrea Mino e Giorgio Rizzini che hanno compiuto una
sintesi della biografia storica ricostruita da Osvaldo
Guerini in “Ponte Zanano e i suoi martiri della
Resistenza”, 2009.
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Intervento dell'Assessore
alla Cultura e Pubblica Istruzione
Valentina Pedrali
Intervento
di Alberto Franchi
Presidente
Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura
Ricordo di Spartaco Belleri
Ricordo di Rodolfo Luigi Pozzi
Ricordo di Pietro Vittorio Pozzi
Ricordo di Mario Pozzi
Ricordo di Antonio Pedergnaga
Ricordo di Giovani Colosio
Brochure
a cura del Comune di Sarezzo:
"Sarezzo ricorda le vittime dei lager"
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