testo
Antonio
Battista Pedergnaga nacque il 16 Maggio 1918 da Angelo
Pedergnaga e Alceste Marianini. Visse a Sarezzo con i genitori
e i quattro fratelli. Erano una famiglia molto unita e
Antonio era affezionato soprattutto alla madre.
Fu un ragazzo
molto dedito al lavoro e allo studio; infatti, come raccontato
dalla sorella, la notte lavorava presso le acciaierie Bosio
(le attuali Acciaierie Venete) e durante il giorno studiava
per conseguire il diploma magistrale. Il 31 Marzo 1939,
all’età di 20 anni, fu chiamato alle armi.
Dalla lettura dei fogli matricolari militari risulta che,
da Giugno a Dicembre del 1941, entrò e uscì frequentemente
dall’ospedale per problemi ignoti. In questi anni è fitta
la corrispondenza con la famiglia; per esempio, alla mamma
scrive: “(...)Vorrei poterti consolare e consigliarti
ma soprattutto aiutarti, ma con questo mezzo cioè lo
scritto, è impossibile. Fra poco però ci
rivedremo e così ci spiegheremo meglio vero? Dunque
via a tutti i pensieri, cioè, a tutte le preoccupazione,
e guarda di stare allegra come lo sono sempre stato e lo
sono ancora e sempre io”(...)”
Al padre invece
dice: “(...)Carissimo babbo spero che sarai sempre
di buona salute come lo sono sempre io. Spero che sarai
ingamba anche se qualche volta il candeliere si trova spento.
Io tutti i giorni immancabilmente ne bevo un quarto, e
cioè quello che ci danno loro a mangiare, cioè,
a desinare. Ore che si mangia nei piatti e scodelle e si
beve il vino in bicchieri, mi sembra di essere anche un
po a casa. Spero però che sempre sempre buono con
tutti specialmente con la mamma come del resto lo sei sempre
stato (...)”
Nel corso di questi anni, che trascorse
a San Candido (Bolzano), tornò una sola volta a
casa in licenza; successivamente scrisse una lettera alla
sorella Cecilia rimproverandola per il comportamento avuto
con la madre a cui Antonio Pedergnaga era molto legato.
Così dice: “(...) Mi sono molto rattristato
sai, del tuo comportamento verso la nostra carissima mamma,
non che io voglio farti con questo una paternale ma voglio
citarti solo un bellissimo brano di uno dei nostri grandi
scrittori. Leggilo bene. Meditalo e se possibile rileggilo
ai tuoi fratelli in famiglia.”
A ciò segue
un brano da lui riportato di un autore ignoto, che afferma: “(...)
Ogni volta che a un rimprovero di tua madre ti si presenterà una
cattiva risposta dalle labbra, pensa a quel giorno che
verrà a mancarti per sempre, quando ella ti chiamerà al
suo letto per dirti: -Figlia mia, ti lascio-. (...)”
Qualche
tempo dopo, l’8 settembre 1943 viene arrestato dai
tedeschi a Bolzano e internato nel campo di Khala. Viene
dichiarato morto a Lipsia, il 9 Maggio 1944.
La causa ufficiale
della morte fu una malattia, ma molto probabilmente il
decesso fu causato dalla denutrizione, come riferito dalla
sorella.
A cura degli studenti della classe 4° ATC:
Letizia Rizzini, Valentina Gentile, Andrea Mino e Giorgio
Rizzini. Con la partecipazione delle studentesse della
classe 4° ARI: Raffaella Tiziano, Arianna Ardesi e
Veronica Brunori.
|
|
|
|
Intervento dell'Assessore
alla Cultura e Pubblica Istruzione
Valentina Pedrali
Intervento
di Alberto Franchi
Presidente
Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura
Ricordo di Spartaco Belleri
Ricordo di Rodolfo Luigi Pozzi
Ricordo di Pietro Vittorio Pozzi
Ricordo di Mario Pozzi
Ricordo di Antonio Pedergnaga
Ricordo di Giovani Colosio
Brochure
a cura del Comune di Sarezzo:
"Sarezzo ricorda le vittime dei lager"
|