Ricordo
di Enrico Brognoli
Figlio di Luigi e di Angela Marelli,
Enrico Brognoli nasce a Collebeato il 12 novembre 1923. Residente
nel paese nativo, l’ultimo domicilio indicato è Via
Roma 10. Frequenta la seconda classe dell’istituto magistrale
superiore. Celibe e impiegato, ha due fratelli, Guido e Rina.
L’8 settembre 1943 non è alle armi. Presentatosi
al Centro Addestramento della Repubblica Sociale Italiana in
Brescia il 22 dicembre, diserta lo stesso giorno. Catturato dai
nazifascisti durante un rastrellamento, l’11 gennaio 1944
si trova a Piacenza nella Caserma Sant’Antonio, come risulta
da una lettera inviata ai familiari, nella quale fa sapere di
essere lì per il reclutamento. Rassicura i parenti circa
la sua salute e, unitamente ai propri, manda i saluti dell’amico
Binzina. Il giorno seguente scrive alla madre per farle “un
piccolo riassunto della sua nuova vita”. Racconta che la
caserma è molto bella, le camere sono riscaldate e non
si dorme in terra come nella Papa di Brescia, il rancio è però deludente.
Rassicura la madre sul suo stato di salute e spera in una licenza
al termine del reclutamento. Nell’aprile dello stesso anno è a
Verona. Il 12, scrivendo alla madre, le dice che solo tre compagni
di Brescia sono ancora con lui. Gli altri sono partiti per la
Germania. Enrico teme “di seguire la stessa sorte”.
In agosto è prigioniero a Wildfleken (località nel
Land della Baviera) da tre mesi, come scrive in una lettera del
7 inviata a tutti i suoi cari. Nel testo dice di aver ricevuto
loro notizie datate 10 giugno. Assicura che il suo lavoro di
prigioniero, fabbricare strade tutto il giorno, è un mestiere
che gli piace. Raccomanda alla madre di non perdersi d’animo
nell’attesa del suo ritorno. “I tristi giorni di
lontananza” saranno dimenticati. Ai fratelli Guido e Rina
invia “tanti bacioni” e raccomanda “di non
far gridare la mamma”. In fondo alla lettera trovano posto
i saluti autografi dei compagni di prigionia Aldo Botticino,
Binzina, Nello Salatini, Pietta, Franco Tedeschi.
Il 24 settembre esprime grande gioia per l’arrivo di cinque
lettere inviategli dai familiari ed il desiderio di “vedere
le calligrafie di tutti”. Dalla lettera si ricava che è stato
trasferito vicino a Wildfleken, in un paesino da lui definito “tranquillo”.
Lavora come boscaiolo. Chiede ai parenti il ricordo nelle preghiere
e attende di conoscere le novità di Collebeato, da lui
affettuosamente definito il “paesino”.
Sempre da Wildfleken, il 10 ottobre invia una lettera che spera “sarà l’ultima” dal
carcere, perché la sua condanna terminerà il prossimo
novembre; confida di desiderare il ritorno a Collebeato per pregare
insieme sulla tomba del “caro papà” nel giorno
dei Morti. In caso contrario, si accontenterà di seguirli
con il pensiero. A metà lettera scrive: “ [...]
Mio unico desiderio è di tornare alla mia cara casetta
che immancabilmente sogno ogni notte”. Rivolge poi un pensiero
affettuoso alla “cara nonnina” dal “passetto
svelto”.
Arrestato l’ 11 marzo 1945 dalla polizia di Stato di Halle
(in Sassonia, vicino a Lipsia - Dresda), viene deportato nel
campo di concentramento di Buchenwald come dissidente politico.
Gli viene assegnato il numero di matricola 135495.
La Personal Karte di Enrico Brognoli riporta, con i dati anagrafici,
la religione professata dal prigioniero (cattolica romana) e
le sue caratteristiche somatiche. Dall’archivio del campo
di Buchenwald proviene anche un documento attestante i capi di
abbigliamento appartenuti a Enrico: un berretto, una giubba,
un pantalone di fustagno, una camicia, un paio di mutande, tutto
in buono stato. Il giovane muore il 7 aprile 1945.
L’8 agosto 1984 il Presidente della Repubblica Sandro Pertini
conferisce a Enrico Brognoli il “Diploma d’onore
al combattente per la libertà d’Italia”.
A cura degli studenti
della classe 2° F della Scuola Media “Ignazio Silone” di
Collebeato, anno scolastico 2012-’13, con la supervisione
della prof.ssa Elena Mazzetti. |
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Intervento
del Sindaco di Collebeato Antonio Trebeschi
Ricordo di Enrico Brognoli
Brochure della Cooperativa Cattolico-Democratica di Cultura
"Brescia ricorda le vittime dei lager" |