Gal WEINSTEIN
Blaster , 2002
Ceramica, cm. 250x250
Space Harrier , 2002
Ceramica, cm. 250x230
Blaster e Space Harrier sono due mosaici dai colori squillanti interrati nei dintorni della sinagoga. L'idea è porre in relazione oggetti archeologici virtuali con un sito archeologico reale. L'immagine virtuale, due crateri prodotti dalle bombe, è per sua natura senza corpo, immateriale e precaria. Costruita però con tessere di ceramica, acquista non solo fisicità ma anche memoria, dunque spessore e dignità storica. «L'oggetto si comporta come un parassita o un camaleonte. Tenta di assumere l'identità del luogo cambiando pelle e acquistando 'corpo' attraverso un materiale reale», spiega Weinstein. La sinagoga, cioé, luogo pregno di storia e di memoria, i cui pavimenti sono ricchi di tracce di decorazione musiva, offre la sua identità a un'immagine che ne è priva. Di contro, il disegno astratto del cratere di una bomba elaborato dal computer, realizzato in quel luogo e in quel momento storico, diviene drammaticamente reale ed evocativo, il simbolo della distruzione di quell'identità e di quella memoria da lei stessa assunte per esistere. Nel passaggio dalla virtualità dell'immagine alla realtà dell'oggetto, se i colori artificiali si traducono nei toni accesi della ceramica, l'immediatezza della elaborazione tecnologica si rallenta nel processo laborioso di costruzione del mosaico.