«L’ordine
dopo il caos cristallizzato in una forma quasi perfetta il
disco di titanio per sua natura rimane in sospensione gravitazionale
nello spazio un disco di luce incombe e svetta in diagonale
antiprospettica entra ed esce dalla parete coagula lo spazio
rassicura e inquieta memoria di forze ed energie cosmiche»,
così Mattiacci commenta il disco di titanio e alluminio
conficcato nella parete della Galleria Nazionale d’Arte
Moderna di Roma e visivamente sospeso nello spazio. Il conflitto
inquietudine-rassicurazione, incombenza-levitazione è insito
nella concezione stessa della forma e della sua relazione
con lo spazio; non necessita perciò di elementi accessori
come, in altri lavori, la calamita. «Le opere migliori
per me sono quelle che vengono più facilmente, proprio
per questa loro essenzialità, la quale si avvicina
a quella perfezione che vorrei ottenere, a quella sintesi
e concretezza che in scultura possiamo chiamare forma. Identificabile
ma non statica; una forma in movimento». |
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