The
ReCollection Mechanism è una emozionante installazione
multimediale ospitata nel sottotempio dove, come in un ossario,
si ramificano i tubi di piombo dell’impianto idrico
originario. Una griglia di filo metallico, sospesa in uno
spazio completamente buio, costruisce un enorme rotolo che
si avvolge su se stesso. I testi tratti da Who’s
Who su di essa proiettati
appaiono magicamente sospesi nello spazio. Il pubblico partecipa
alla ricerca, effettuata da due computer, di parole e nomi
sul database che, una volta identificate, vengono lette ad
alta voce. Il «documento» diventa «monumento»,
ma immateriale e mutevole, un vuoto animato da testi e voci.
Ripercorriamone la storia. Nel 1985 l’artista trova
per caso, in un negozio di libri usati di Istanbul, una copia
di Who’s Who in Central & East Europe 1933,
un dizionario biografico di 10.000 voci: ecclesiastici, diplomatici,
impiegati, tecnici, educatori, militari, industriali, giornalisti,
pittori, scultori. Pubblicato nel 1934 a Zurigo, racconta
un mondo definitivamente scomparso. Questo imponente Libro
della memoria diviene da allora l’ossessione di Dreyblatt.
Ne seleziona 765 voci, soprattutto quelle dimenticate o «non
più
famose» e con esse costruisce un «ipertesto»,
una sorta di «visita guidata in un’architettura
di informazioni biografiche». «Il mio intento
non era di riscrivere la storia ma di reinventarla, nel
senso di rivitalizzarla attraverso la partecipazione attiva
dell’utente
e del pubblico», di non confinare dunque la memoria
nel passato ma di declinarla al presente. Redige così un
nuovo Who’s Who, in ordine alfabetico come
l’originale,
ma tematico. Esso costituirà il fulcro di tutti i
lavori successivi, combinato con altro materiale, a costruire
una sorta di «archivio sugli archivi» in progress
che, dopo sette anni, conta già al suo attivo oltre
500 pagine fra testi e fotografie. Tutte le installazioni
di Dreyblatt hanno carattere interattivo: si fondano su
testi, che abbandonano però l’univocità della
pagina per divenire architetture reali o virtuali, consultabili
al computer o proiettate su schermi di dimensione ambientale. «La
memoria non è
solo questione di tempo», spiega, «ma anche di
spazio per il ricordo e l’archivio. I testi sono anche
immagini, oggetti, informazione». |
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