Alfredo Sansolini
Municipio I
Viale Giulio Cesare, 71 - Roma
11 gennaio 2016

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Alfredo Sansolini fratello maggiore di Adolfo Sansolini
Nato a Roma il 18/10/1897
Partigiano del Partito D'Azione (Partito Socialista Italiano -PSI).



Secondo di sei figli di Ercole e Sofia di Rienzo. Questi erano tappezzieri molto apprezzati. Lavorarono per la Real Casa, per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e gestirono e arredarono il teatro Morgana, gia' Brancaccio. Celibe. abitava in Viale G.Cesare, 71 dove venne arrestato il 14/3/44. Trucidato alle Fosse Ardeatine il 24/3/1944
Lavorava nel settore dei pianoforti e successivamente intraprese con il fratello Adolfo il commercio di biancheria da vendere privatamente. Con certezza questa merce, del valore di lire 350.000 depositata a casa di Alfredo, venne requisita dopo il suo arresto.
La famiglia non ebbe mai notizie ne sentore circa l'attività clandestina per la liberazione dal nazifascismo da parte dei fratelli Sansolini. Tale impegno però li condusse comunque all'arresto, alla tortura presso le carceri di Via Tasso ed infine all'atroce morte presso le cave di pozzolana di Via Ardeatina, tristemente note come Fosse Ardeatine.
L'arresto avvenne a seguito di delazione probabilmente la sera del 14/3/44 presso la sua abitazione di Viale Giulio Cesare 71. Si accertò' dopo la Liberazione che i fratelli Sansolini furono denunciati al Comando germanico, dal gestore del biliardo, dove talvolta andava a giocare Alfredo, un certo Aristide Balestra.
Alfredo era appassionato del biliardo, in particolare della stecca all'italiana. Si apprese successivamente che per questa sua passione aveva una stecca personale molto leggera. Di fatto era vuota all'interno, così da poter consentire di occultarvi documenti compromettenti. Alfredo era stato probabilmente spiato mentre inseriva alcuni volantini nell'incavo della stecca, infatti era particolarmente attivo nell'azione di propaganda antifascista visto anche il suo ruolo di capo cellula che lo portò pure a fornire armi e mezzi ai patrioti.
Alfredo dopo l'arresto fu condotto presso una caserma di Via delle Milizie. Dopo la fine della guerra e la ricostruzione degli eventi si apprese, dal sottufficiale dei carabinieri di guardia alla caserma di Viale delle Milizie, che Alfredo ottenne di poter telefonare ai genitori, tentando in tal modo di far avvisare il fratello Adolfo. Purtroppo i genitori non sentirono il telefono. Successivamente venne trasferito a Via Tasso dove seguì la stessa triste sorte del fratello e cioè interrogatori, torture e feroce uccisione alle cave ardeatine il 24 marzo '44.
L'impegno di Adolfo e Alfredo nel movimento della Resistenza Italiana fu svelata, dopo l'avvenuta liberazione di Roma, dalla visita di un Alto Ufficiale dell'esercito americano che ha consegnato alla famiglia un Certificato di Apprezzamento del Governo Americano per l'attivita' svolta. Altre informazioni riguardanti la collaborazione di Adolfo e Alfredo ed altri combattenti della Resistenza alla lotta di liberazione dell'Italia e di sostegno alla guerra combattuta dall'esercito degli Stati Uniti d'America emersero solo più tardi con l'apertura ufficiale degli archivi storici dell'Ufficio Servizi Strategici del Governo degli Stati Uniti d'America.
Da questi documenti ufficiali, riportati anche dai giornali italiani ("Messaggero" di Roma del 23 gennaio 2002) e, successivamente, inseriti nel libro "Una spia a Roma" di P. Tompkins, si evince che i fratelli Sansolini aiutarono gli alleati nelle operazioni relative allo sbarco di Anzio. Se quest'ultimo avesse avuto immediato successo avrebbe permesso alla città di Roma di essere libera già dalla fine di gennaio '44 e alla nostra famiglia di non dover raccontare questa storia e piantare queste pietre.

Barbara Gilone