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Biografia di Antonio Atzori
Antonio
Atzori nasce a Quartu Sant’Elena
in Sardegna il 22 dicembre 1887.
Inizia
a lavorare come ferroviere e dopo la I
Guerra Mondiale si trasferisce a Roma con
la giovane moglie di 18 anni, in via Caltanisetta,
nel quartiere Pigneto. Nel 1922 è licenziato dalle ferrovie per la sua attività antifascista
e per gli scioperi a cui prende parte. Si adatta a lavorare saltuariamente
come manovale e terrazziere per sfamare la famiglia, composta dalla moglie
e da quattro figli. Nel 1926 si trasferisce in via Ascoli Piceno 18 dove
la famiglia rimarrà fino
alla metà degli anni Cinquanta.
Antonio è un antifascista riconosciuto nel quartiere; è tenuto
sotto controllo dalla polizia e regolarmente arrestato in occasione di
ricorrenze celebrate dal regime (come il 28 ottobre) o di giornate particolarmente
delicate, come la visita di Hitler a Roma.
E’ continuamente provocato e tormentato, come prova
l’episodio del ponticello di legno della ferrovia della Circonvallazione
Casilina, quando, oltre a essere derubato da una squadraccia, Antonio rischia
di essere buttato sui binari.
Successivamente, è coinvolto
in un litigio con un noto fascista della zona, in una trattoria
di via Ascoli Piceno, a seguito di un brindisi alla morte
di Mussolini: per punizione è inviato cinque mesi
al confino. Solo grazie alla solidarietà del quartiere,
la famiglia riesce a tirare avanti dignitosamente.
La famiglia Atzori è una famiglia di ribelli. Antonio e i due figli
Bruno e Mario formano un gruppo affiliato alle brigate Garibaldi – VI
zona. La VI zona comprende il territorio dell’Appio Latino e si estende
tra la Prenestina e la Casilina, da Porta Maggiore alla Circonvalazione Casilina
Arrestato il 19.12.1943 da agenti di Pubblica Sicurezza del Commissariato Porta
Maggiore, entra a Regina Coeli il 21.12.1943 alle ore 14.00, per disposizione
dell’ Ufficio Politico della Questura.
Il 4.1.1944 “Richiesto Questura” viene deportato. Il 13.1.1944 è immatricolato
a Mauthausen con il n. 41990. Muore a Ebensee, sottocampo di Mauthausen, il
23.05.1944.
a
cura dell’associazione
culturale SNIA e del sito
www.deportati4gennaio1944.it
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www.deportati4gennaio1944.it |
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